LA BUFALOTTA E L’ASINELLO

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Se c’è una cosa della mia fanciullezza di cui mantengo un vivido e piacevole ricordo è l’eccitamento che puntualmente mi assaliva in prossimità delle festività natalizie.

Voi mi chiederete: i regali sotto l’albero? Il torrone e il panettone? Le allegre riunioni con i parenti lunghe ogni anno di più e fatte di interminabili tombolate, mirabolanti sfide a sette e mezzo e azzardose mani a banco?

Assolutamente no. Quello che attendevo per un anno era la preparazione del presepe. Più verosimile possibile. Ogni volta c’era uno sforzo maggiore per rendere la scena più magica ed avvicinarsi il più possibile al paesaggio arido e deprimente che, in una fedele ricostruzione, deve circondare la grotta del Bambinello: i pastori con le pecorelle, i contadini con qualche frutto, i tre Magi ma solo dal giorno dell’Epifania. Al netto dei doni portati successivamente dai Re, tutto doveva trasudare di fame, di freddo, di povertà.

E invece in questi giorni giramdo per negozi e mercatini, vedo vicino alla capanna, nei presepi orgogliosamente allestiti, il fornaio, la pescivendola, il norcino, etc…

Ma, chiedo io, Gesù di Nazareth non era nato in una grotta al freddo e al gelo anziché ai mercati generali? Ed il presepe non doveva rappresentare un luogo in cui non c’era null’altro che i personaggi principali e qualche fedele senza reddito di cittadinanza in attesa del lieto evento?

E invece no. Pullulano le fontane con acqua corrente, le pizze sfornate a go-go, artigiani gastronomici e bancarelle di tutte le specie.

Ma insomma! Non siamo mica a Porta Portese la domenica mattina!

E non parliamo delle graziose casette, che sono sparse tutte intorno, in pianura o sulle montagne, una sopra l’altra, come a dire che l’abusivismo edilizio dilagava già nell’anno zero ma in quel tempo non si poteva neanche attribuirlo, che so io, al malgoverno di un assessore all’urbanistica della giunta di Ponzio Pilato.

In un contesto del genere, in un presepe con una Betlemme apparentemente immune da crisi economiche, tutto sembra tranne che la famiglia del futuro Bambinello vivesse in una condizione così disagiata come ci è stato tramandato. Ok, era un falegname ma questo non faceva certo di lui il fondatore di Mondo Convenienza…

Insomma, le numerose statuine che espongono tutto quel tripudio alimentare (e non) cosa mi significano?

Forse qualcuno ha riadattato il set del 25 Dicembre nella piazzetta delle fraschette di Ariccia?

Lo so che esagero ma un presepe così, con il prato all’inglese in un posto dove non piove praticamente mai, non riesco proprio a digerirlo.

Mancano solo la capanna della lavanderia a gettoni, la palma con sotto lo stand di SKY ed il laghetto con intorno i tavoli del Mc Donald’s e Betlemme sembra davvero Parco Leonardo.

O tempora, o mores!

Paoloviscrive

 

 

 

LA BUFALOTTA E L’ASINELLOultima modifica: 2017-12-08T22:21:58+01:00da paoloviscrive
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