ER PICCO

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QUANNO QUA A ROMA DICI ”LA DISTANZA”

PENSI A ‘N AMORE BELLO MA JELLATO,

NON A QUER METRO CIRCA DALLA PANZA

CHE MO’ DEV’ESSE SEMPRE RISPETTATO.

 

‘ST’EPIDEMIA CIÀ CÒRTO DE SORPRESA:

MO’ NUN POTEMO TANTO USCI’ DE CASA.

POI SOLO ANNA’ DE CORSA A FA’ LA SPESA

E RITORNA’ COLL’ANIMA PERSUASA.

 

TUTTI ‘STI SFORZI, QUASI DE CLAUSURA,

DICHENO IN TANTI, STANNO A FUNZIONA’:

DRENTO NELL’OSPEDALI LA PAURA

PARE CHE LEMME LEMME STA A CALA’.

 

IO NUN SO’ BELLO, NUN SO’ COLTO O RICCO

MA COR CERVELLO VOJO RAGIONA’:

DUNQUE SE È PROPRIO VERO CHE C’È  ER PICCO

STAMOSE BBONI SENZA PROTESTA’.

 

FAMO LI BRAVI, COME VÒNNO LORO,

MEDICI, LUMINARI ED INFERMIERI!

DIAMOJE NOI ‘NA MANO E GIÀ ASSAPORO

QUELLA SERENITÀ CHE C’ERA IERI.

 

STAMO TUTTI VICINI, STAMO IN GUERA,

SENZA MOLLA’ CHE STAMO GIA’ A METÀ;

TUTTO TORNERÀ A POSTO SU ‘STA TERA,

PRESTO ‘STA SITUAZIONE CAMBERÀ.

 

VOJO FINI’ ‘STI VERSI CON AMORE,

DIVVE CHE CIÒ BISOGNO DE STRILLA’,

SCRIVE ‘NA COSA CHE CIÒ IN MEZZO AR CORE:

“QUANTO VE VOJO PRESTO RIABBRACCIA’!”

RIDACCE ER SALE

duo

Come avrete facilmente capito dalla copertina del blog, sono un musicista.

No, forse ho esagerato. Diciamo piuttosto… musicante. E mi sono comunque tenuto largo.

Mi piace suonare, scrivere brani, fare musica. Ma da vero dilettante. E non lo nascondo.

Niente spartiti, niente noiosi esercizi di scale alla tastiera del pianoforte, niente crome, biscrome, chiavi di violino e di basso.

È l’orecchio che mi guida, che comanda ed indirizza le mie dita sui tasti di un piano o lungo le corde di una chitarra.

È stato sempre così e in gioventù, magari sbagliando, ho lottato perché tutto quel mondo rimanesse tale.

Niente catene. Solo voglia di suonare, di far cantare, di far ballare.

Per farla breve, sono un semplice strimpellatore che si accontenta del suo personale, anarchico orecchio.

Ma è proprio questo mio sentire istintivamente note ed accordi che mi porta ad accorgermi spesso di quanto segmenti di canzoni, anche famose, possano somigliarsi tra di loro. Non parlo della melodia ma l’impianto degli accordi della base.

Facciamo una prova insieme: chiudete gli occhi e pensate per un attimo alla parte iniziale di “Imagine” dei Beatles. Pensate poi alla parte iniziale di “Napul’è” di Pino Daniele. Ebbene la stessa base andrebbe bene per entrambe le melodie…

Ora, se la ricordate, pensate anche all’introduzione di “Sere Nere” di Tiziano Ferro: gli stessi due accordi delle due precedenti.

Chiunque ha un piano, una chitarra, una tastiera può facilmente provare. Un DO maggiore e un FA maggiore per il numero di volte necessario e il gioco è fatto: le potete accompagnare tutte e tre!

Praticamente una sorta di karaoke in promo, dove suoni uno e canti tre…

Intendiamoci, non sto certo parlando di plagio ma lo schema musicale è proprio lo stesso.

Insomma, le note sono solo dodici (e non sette, come cantava negli anni sessanta la scalza Sandie Shaw) e quindi qualche somiglianza è inevitabile.

Ma la spudoratezza dimostrata a Sanremo da Luca Barbarossa nella sua apprezzatissima “PASSAME ER SALE” ha, a mio parere, passato il limite della decenza!

Vi spiego perché: prendete il ritornello, levate la sua voce, e metteteci quella di Toto Cotugno che canta l’inciso de “L’Italiano”. Perfetta, combacia in modo impressionante…

Beh, io sarò pure un modestissimo strimpellatore ma mi aspetterei un pizzico in più di fantasia da un cantautore affermato come lui.

E soprattutto un po’ di tempo, di pazienza e di dedizione nel trovare soluzioni che scongiurino in modo accurato banali sovrapposizioni musicali come questa.

Mica per altro, solo per evitargli che anche uno come me, uno che non frequenta compiutamente il pentagramma, possa gridargli “TANA PE’ LUCA!”.

Paoloviscrive

LA BUFALOTTA E L’ASINELLO

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Se c’è una cosa della mia fanciullezza di cui mantengo un vivido e piacevole ricordo è l’eccitamento che puntualmente mi assaliva in prossimità delle festività natalizie.

Voi mi chiederete: i regali sotto l’albero? Il torrone e il panettone? Le allegre riunioni con i parenti lunghe ogni anno di più e fatte di interminabili tombolate, mirabolanti sfide a sette e mezzo e azzardose mani a banco?

Assolutamente no. Quello che attendevo per un anno era la preparazione del presepe. Più verosimile possibile. Ogni volta c’era uno sforzo maggiore per rendere la scena più magica ed avvicinarsi il più possibile al paesaggio arido e deprimente che, in una fedele ricostruzione, deve circondare la grotta del Bambinello: i pastori con le pecorelle, i contadini con qualche frutto, i tre Magi ma solo dal giorno dell’Epifania. Al netto dei doni portati successivamente dai Re, tutto doveva trasudare di fame, di freddo, di povertà.

E invece in questi giorni giramdo per negozi e mercatini, vedo vicino alla capanna, nei presepi orgogliosamente allestiti, il fornaio, la pescivendola, il norcino, etc…

Ma, chiedo io, Gesù di Nazareth non era nato in una grotta al freddo e al gelo anziché ai mercati generali? Ed il presepe non doveva rappresentare un luogo in cui non c’era null’altro che i personaggi principali e qualche fedele senza reddito di cittadinanza in attesa del lieto evento?

E invece no. Pullulano le fontane con acqua corrente, le pizze sfornate a go-go, artigiani gastronomici e bancarelle di tutte le specie.

Ma insomma! Non siamo mica a Porta Portese la domenica mattina!

E non parliamo delle graziose casette, che sono sparse tutte intorno, in pianura o sulle montagne, una sopra l’altra, come a dire che l’abusivismo edilizio dilagava già nell’anno zero ma in quel tempo non si poteva neanche attribuirlo, che so io, al malgoverno di un assessore all’urbanistica della giunta di Ponzio Pilato.

In un contesto del genere, in un presepe con una Betlemme apparentemente immune da crisi economiche, tutto sembra tranne che la famiglia del futuro Bambinello vivesse in una condizione così disagiata come ci è stato tramandato. Ok, era un falegname ma questo non faceva certo di lui il fondatore di Mondo Convenienza…

Insomma, le numerose statuine che espongono tutto quel tripudio alimentare (e non) cosa mi significano?

Forse qualcuno ha riadattato il set del 25 Dicembre nella piazzetta delle fraschette di Ariccia?

Lo so che esagero ma un presepe così, con il prato all’inglese in un posto dove non piove praticamente mai, non riesco proprio a digerirlo.

Mancano solo la capanna della lavanderia a gettoni, la palma con sotto lo stand di SKY ed il laghetto con intorno i tavoli del Mc Donald’s e Betlemme sembra davvero Parco Leonardo.

O tempora, o mores!

Paoloviscrive

 

 

 

MA ALLORA PRIMA ?

buona-pubblicità-siti-e-commerceSpesso mi capitava di cambiare canale tv quando arrivava il momento di quelli che Maurizio Costanzo chiama consigli per gli acquisti.

Diciamo pure tranquillamente che si tratta di uno sport nazionale e che talvolta provoca una rapida usura dei tasti del telecomando…

Ultimamente, contrariamente al solito, mi sono astenuto dal compulsivo gesto di zapping, soffermandomi con non trascurabile curiosità, sugli ultimi suggerimenti pubblicitari che i grandi marchi commerciali ci regalano.

Ed è qui che la mia attività di rompiballe si è imbattuta in un fenomeno estremamente diffuso: esaltare questa o quella proprietà di un prodotto confrontandola con la versione meno “upgradata” del medesimo.

Questo trend, presente soprattutto negli spot relativi a prodotti alimentari e per la casa, sembra veramente farla da padrone.

Volete che faccia qualche esempio (senza far nomi, naturalmente)?

Eccone alcuni.

La mamma di prima mattina arriva sorridente con una nuova confezione di biscotti e, mentre il pimpante pargolo sgranocchia la prelibatezza, lo zoom e la voce fuori campo si concentrano sul fatto che il frollino non contiene olio di palma…

Poi li raggiunge l’elegantissimo papà che negli spot, non so perché, è come minimo un direttore di filiale o un affermato professionista (ma questo è un altro discorso). Apre il frigo e prende uno yogurt. Anche qui giù a sperticate lodi per il fatto che ora il vasetto contiene il 30% in meno di grassi…

Il tonno che ora ha una lattina gratis, l’ammorbidente che non contiene più quel dannato componente inquinante e il deodorante senza alluminio sono solo alcuni esempi di come si punti a dimostrare quanto oggi (e sottolineo oggi) quel prodotto sia conveniente, rispettoso dell’ambiente, salutare.

Ma allora ieri…?

In pratica i bempensanti del settore marketing di quelle società  (e sono tante) che celebrano l’uscita del nuovo prodotto finalmente fruibile senza danni per l’uomo e la natura, ammettono implicitamente che la versione precedente, venduta probabilmente allo stesso prezzo, era di qualità assolutamente inferiore o ad un prezzo in proporzione maggiore.

A questo punto mi viene da dire che quello che adesso ci propongono enfaticamente è il minimo sindacale; era quello che ho comprato prima che non lo era!

“Bucato più bianco!” ma allora prima era un po’ grigio?

“Ancora più buoni!” quindi prima lo erano meno?

Insomma, cari amici, sappiate che se dal mese di dicembre ci diranno che la nuova formula di quel cosmetico non prevede più parabeni o che la merendina giornaliera dei nostri figli non contiene più i grassi idrogenati vuol dire che per tutti i precedenti anni della nostra vita hanno avuto la faccia come il culo di consigliarci qualcosa di più basso livello.

Eppure come lo pubblicizzavano…

Ma con questo metodo si sono sputtanati da soli.

Tana!

Paoloviscrive

CIAO A TUTTI !

thER4Y54T2Questo è un post per salutare in anticipo tutti coloro che vorranno perdere cinque minuti del proprio tempo per leggere qualche articolo spero divertente o addirittura interessante, scritto da un rompiscatole patentato come il sottoscritto.

Mi chiamo Paolo, ho sessant’anni suonati e sono prossimo alla pensione.

Il mio unico scopo è quello di esternare stati d’animo, pensieri irriverenti, fastidiose pulsioni.

Il tutto senza volontari riferimenti a fatti o a persone a me noti.

Solo elucubrazioni ironiche sulla società di oggi.

Mi auguro di riuscire in questo disinteressato quanto strampalato tentativo.

Un saluto a tutti.

Paoloviscrive